Fotografie

Memorie nel cassetto

Tengo un poco sollevato in mano questo piccolo mazzo di fotografie ritrovate in un cassetto, prima di riporle e perderle una volta ancora. La mia memoria ridotta a sempre più cose di lieve tepore ha una sosta d’incanto e di pentimento, vuol lasciarsi andare all’indietro; à reculons, à reculons, mi canta dentro il dolce Apollinaire.

Franco Antonicelli e la concezione della fotografia

Antonicelli ritrova in un cassetto alcune fotografie e le commenta “prima di riporle e perderle una volta ancora”. Sono immagini che ritraggono personaggi illustri: Laterza, Casati, Flora, Croce, Riccardo Balsamo Crivelli, Delio Tessa, il pittore Bozzetti; e fotografie ancor più lontane nel tempo: il professore di matematica al liceo d’Azeglio e un gruppetto di beduini nel deserto, la famiglia Antonicelli sulla spiaggia di Alassio nel 1910 o nel 1911. Infine la fotografia di una sconosciuta, la cui immagine non è neppure un ricordo, “ma un inganno, tanto somigli a quella che non eri”. A tutte queste fotografie va il saluto e l’addio di Antonicelli: “in un tempo che scivola verso di me, o in un tempo che da me s’allontana”.

La fotografia come “simbolo” fra passato e presente

Nella fotografia il passato rivive con i suoi personaggi e la fotografia ricompone per un istante il distacco fra il tempo andato e il presente. Lo sguardo del professore si alza “ancora” su Antonicelli uomo, come un tempo si alzò su Antonicelli liceale, la madre sembra “ancora” dire con timidezza e il dialogo che la fotografia richiama alla memoria diventa “simbolo” nel suo significato originario di “tramite”, “trait d’union” fra ieri e oggi; permette ad Antonicelli una risemantizzazione nostalgica e sentimentale della realtà fotografata, nonostante permanga vivo il senso del distacco. La paura di un tempo in Antonicelli liceale ora fa spazio al sorriso, un sorriso non ironico, ma di tenerezza e nostalgia insieme.