Franco Antonicelli

Studioso, critico, poeta, saggista, editore, oratore, uomo politico nel senso più esteso del termine, vale a dire guida disinvolta di ogni conversazione, ma anche uomo d'azione capace di interventi rischiosi nel cuore delle vicende civili; e conversatore stupendo per l'estensione di voce - dai toni di rigore e dell'indignazione alle invenzioni di uno humor inarrivabile; Franco Antonicelli fu anche fotografo e disegnatore. Bisognava averlo conosciuto bene per sapere che tutte le figure che egli impersonava, apparentemente così distanti l'una dall'altra, si componevano nell'unità di un unico, irripetibile, sovrano personaggio.
Giulio Bollati

Era uno dei pochi capaci “di difendere la propria natura” - come chiedeva Giaime Pintor - e dunque di esistere e di avere peso in un'età che cancella la personalità sotto le etichette e dietro i cancelli di schemi preordinati.
Fedele a se stesso e alle sue origini, corse liberamente il rischio della dispersione, vivendo l'avventura, ricca di nobili ascendenze culturali, di colui che ”ama ciò che fa” - come dice Burckhardt del grande dilettante -, e che fa quindi ciò che ama.
Nessuna sorpresa, dunque, che rinviasse a “dopo” l'espressione compiuta di se stesso, non perché distratto da un fiore o da una rondine (o forse anche), ma perché occupato con carattere d'urgenza dai compiti dell'attualità storica che assolveva “sempre bene, ma il più delle volte per richiesta altrui, solo per mio infervorato (e talora infastidito) consenso; di rado di mia elezione (salvo le azioni politiche)” - come ha lasciato scritto con una sincerità di cui dovrebbero far tesoro i causidici dell'impegno perfetto.

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