Radio

Franco Antonicelli lavorò come autore per la radio negli anni quasi 25 anni, dal 1945 al 1967, con qualche interruzione.
Con finissima dizione, calda e chiara, alla radio svolse il ruolo educativo, di grande divulgatore letterario per migliaia di ascoltatori. Il volume della Eri, Calendario di letture, (1220 pagine) raccoglie alcuni dei brani presentati da Franco al microfono della radio, da Croce a Pasternak a Montale.

Scrivere per la radio, in silenzio e libertà

"Scrivere per la radio è come lavorare in una più affascinante astrazione. C'è una condizione metafisica in quell' opera. Perché il mezzo è sgombro di grossolanità materiali, il pubblico è ideale e si ha il coraggio delle parole e la libertà concessa dalla solitudine e dal silenzio". Così Franco Antonicelli agli inizi degli Anni 50.

L'esordio di Antonicelli alla radio fu il 28 aprile del '45, quando annunciò alla Torino liberata, ma ancora invasa dai cecchini: "È il vostro comitato di liberazione che vi parla. La voce segreta ora è libera e palese".
Nel '49, i primi contatti con la radio. "Intellettuale di cultura classica, molto raffinato, senza nessuna concessione per il popolaresco - spiega Gianni Isola, docente di storia contemporanea all'università di Trento e autore per la Nuova Italia di una storia dell'ascolto radiofonico nell' Italia fascista, Abbassa la tua radio per favore e di un libro sui primi vent' anni della radio italiana, L' immagine del suono. - Antonicelli sentiva la divulgazione come impegno civile, come strumento per realizzare il suo ideale laico di democrazia. In questo senso il divulgatore è l'altra faccia dell' Antonicelli politico".

Le rubriche quindicinali per il terzo programma:

  • Il commesso in libreria
  • Confessioni e colloqui, appunti e interviste per il primo programma,
  • Piccolo mondo antico, in cui parlò di autori come Gozzano, Trilussa, Di Giacomo, De Amicis,
  • Incontro fra musica e poesia con Massimo Mila,
  • Biglietti di visita,
  • Da cosa nasce cosa, in cui presentò nel '67, per la prima volta al pubblico italiano, i cantautori Leo Ferre' e Joan Baez.

"Nella sterminata bibliografia generale dell'opera di Antonicelli - spiega ancora Isola - oltre il quaranta per cento dei titoli si riferisce espressamente alla sua notevole attività radiofonica e alla breve esperienza televisiva. Un impegno significativo nei nuovi mezzi di comunicazione che nel primo dopoguerra erano quasi snobbati dalla sinistra. Lontano dagli effetti facili, Antonicelli aveva un modo di comunicare distaccato e quasi aristocratico, ma chiaro e immediato. Una lezione per questi tempi di comunicazione urlata e volgare, attenta soprattutto alla customer's satisfaction. E nella famosa triade della Rai del primo dopoguerra, educare, divertire, informare, Antonicelli poneva l'accento soprattutto sulla prima funzione".