Testi per la musica

Franco Antonicelli scrisse per la musica un'opera lirica:
L'ipocrita felice, Opera in 1 atto
musica di Giorgio Federico Ghedini
Il testo è tratto dalla novella The happy hipocryte di Max Beerbohm
Milano: Ricordi, stampa 1956, 27 p. solo libretto canto-piano;
Prima rappresentazione: Milano, Piccola Scala, marzo 1965

Antonicelli alla fine degli Anni 50 fece parte del gruppo Cantacronache, che come parola d'ordine aveva l'espressione "Evadere dall'evasione", insieme agli amici: Fausto Amodei, Sergio Liberovici, Michele Straniero, Emilio Iona, Giorgio De Maria, Italo Calvino, Franco Fortini. Così Amodei. nell'intervista di Bianca Consiglio, 2006: "noi cantavamo la cronaca, quindi ci riferivamo ad avvenimenti relativi a Torino, relativi all'Italia, a volte cantando alcuni fatti, come, non so, la morte di alcuni minatori nelle zolfatare di Sicilia, oppure i dibattiti che c'erano in corso tra le grandi potenze per il disarmo, ecc. ecc.

Antonicelli scrisse alcune divertenti canzoni dall'epica atmosfera, composta da Sergio Liberovici, elaborando i testi degli stornelli che venivano mandati in onda dall'emittente partigiana Radio Libertà che trasmetteva da Sala Biellese (BI). Hanno interpretato e riarrangiato le canzoni sulla resistenza: il gruppo musicale Yo Yo Mundi, Carlo Pestelli, Alessandro Gariazzo.

Festa di Aprile

È già da qualche tempo che i nostri fascisti
si fan vedere poco e sempre più tristi,
hanno capito forse, se non son proprio tonti,
che sta arrivare la resa dei conti.

Forza che è giunta l'ora, infuria la battaglia
per conquistare la pace, per liberare l'Italia;
scendiamo giù dai monti a colpi di fucile;
evviva i partigiani! è festa d'Aprile.

Nera camicia nera, che noi abbiam lavata,
non sei di marca buona, ti sei ritirata;
si sa, la moda cambia quasi ogni mese,
ora per il fascista s'addice il borghese.

Forza che è giunta l'ora, infuria la battaglia...

Quando un repubblichino omaggia un germano
alza il braccio destro al saluto romano.
ma se per caso incontra partigiani
per salutare alza entrambe le mani.

Forza che è giunta l'ora, infuria la battaglia...

In queste settimane, miei cari tedeschi,
maturano le nespole persino sui peschi;
l'amato Duce e il Fuhrer ci davano per morti
ma noi partigiani siam sempre risorti.

Forza che è giunta l'ora, infuria la battaglia...

Ma è già da qualche tempo che i nostri fascisti
si fan vedere spesso, e non certo tristi;
forse non han capito, e sono proprio tonti,
che sta per arrivare la resa dei conti.

Forza che è giunta l'ora, infuria la battaglia...

Brano nato dall'elaborazione degli stornelli trasmessi da Radio Libertà, la sola emittente radiofonica rivolta al pubblico (quindi non esclusivamente militare) gestita dai partigiani. Trasmise nel Biellese dall'autunno '44 al 19 aprile 1945. Le trasmissioni comprendevano anche una parte musicale eseguita da una piccola orchestra e da un coro stabili che elaboravano stornelli, utilizzati come intermezzo nella lettura dei bollettini di guerra partigiani, delle notizie su avvenimenti locali e nazionali di rilievo, di lettere e saluti a casa ecc.

Indicazioni bibliografiche:
Vettori Giuseppe, Canzoni italiane di protesta 1794 - 1974, Roma, Newton Compton, 1975

Sezione: La ricostruzione e il boom economico (1946-1966)
Autore testo: Franco Antonicelli
Autore musica: Sergio Liberovici
Anno: 1948
Inserito da: ilDeposito.org

Sorgi Piemonte, è l'ora!

Sezione: La seconda guerra mondiale e la Resistenza (1939 -1945)
Franco Antonicelli, 1945

Terra di partigiani,
all'armi, il tuo domani
nel tuo valore sta.

Per te fra mille lutti
torni a fiorire la pace,
alza per te la face
l'invittà libertà.

Venga giustizia!
Al vento spieghi le sue bandiere!
Nazi e brigate nere
crolleran!

Voi, nostre madri e spose,
unite a noi nei triboli,
voi, scesi dai patiboli,
all'odio disuman

fratelli a noi correte
ove è una barricata:
vive la sua giornata
la nostra gioventù.

Sorgi Piemonte, è l'ora!
Terra di patrioti,
del General Perotti,
Di Nanni e di Chanoux!

Un giorno Mussolini andò al balcone

Introduzione:
Questa è la storia der passato
ch'era finito ed è ricominciato,
queste è la storia del presente
ché se ce guardi nun capisci gnente.
Ma è puro la storia del futuro,
chi la capisce ce pò annà sicuro

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Un giorno Mussolini andò al balcone
e disse che facessero attenzione,
che aveva ricevuto li dispacci, vche je mannava i baci la Petacci.

E poi disse "Ho un modo novo vperchè er gallo faccia l'ovo!
Vittoria o fuga,
dovete adoperà er bagnasciuga"

Er re se vorse allora a la riggina
e disse "Senti un po', montenegrina,
qui si nun se combina n'antra lega
finisce tutti quanto che ce frega!"

Je rispose la riggina:
"Caro re, perdirindina,
lo sai che vojo,
che je lo metti in culo co' Badojo".

Se venne allora ar granne guazzabujo
che fu chiamato "er venticinque lujo".
Er duce fu portato all'ospedale
ma er re nun vole che je fanno male.

J'hanno tolto lo stipendio
ma poi tutto quell'incendio
a poco a poco
l'hanno smorzato sotto ar coprifuoco

E s'arivenne allora ar tira e molla,
c'erano i pezzi, ma nun c'era colla.
E li fascisti se so' convertiti,
e l'itajani fecero li partiti.

Ma poi vennero i tedeschi,
tutti quanti stamo freschi.
Ma la Nazione
ci ha er Comitato de Liberazione

Er re e l'è squajata ar primo sole,
ce vole la repubblica, ce vole.
e chi la vole farsa e chi la vera,
nessuno vole più camicia nera!

Nun importa si è lontano
er sordato ammericano
quello che 'mporta
che de priggione ce apreno la porta!

E quando sorte chi 'n priggione è stato
l'hai da vedé che razza de bbucato!
Chi ha fatto er male ce l'ha da pagà,
chi ha fatto er bene lo po' continuà.

Rifaremo, sacramento,
er governo e 'r parlamento.
Rivoluzione!
N'ammazza più er cervello che 'r bastone!

Ragazzi, sotto che c'è la battaja
e maledite, donne, chi se squaja!
E chi annerà pe' mare e chi pe' monte, chi more ha da morì la palla 'n fronte.

Quando soneno l'appello
ogni omo è mi fratello.
Chi more spera
che n'antro j'arriccoje la bandiera!

E la bandiera è bianca, verde e rossa
ma er fascio sta seporto nella fossa
e su ce starà scritta quella data
che tutt'Itaja avremo liberata.

Libertà nun mette fiore
si sei nato servitore.
Risorgimento,
te faccelo sbocciare cor tuo vento!

Asciughete quell'occhi, mamma mia,
ché doppo er pianto viene l'allegria.
Io ci ho i capelli neri e tu l'hai bianchi,
te vojo fà contenta finché campi.

E me vò' sposà 'na Tizia
ch'è la fija de Giustizia
e dall'amore
ce nascheno du' fiji: fede ed onore.

Indicazioni bibliografiche
Savona A.V., Straniero M.L., Canti della resistenza italiana, Rizzoli editore, Milano, 1985

Sull'aria degli "Stornelli del Sor Capanna"
Scheda del canto
Sezione: La seconda guerra mondiale e la Resistenza (1939 -1945)
Autore testo: Franco Antonicelli
Anno: 1943
Lingua: romanesco
Inserito da: ilDeposito.org

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Canzoni sulla resistenza interpretate e riarrangiate da Carlo Pestelli, Alessandro Gariazzo.